18.8.24

Addio Chromebook, ma anche no (seconda parte)

 





Se vi siete persi la prima puntata di questo argomento ecco il link. Tra pochi giorni inizierà la mia nuova avventura nel mondo Linux e non preoccupatevi, vi aggiornerò a suo tempo sulla Distro che utilizzerò, le mie impressioni e vi svelerò anche le caratteristiche hardware della nuova macchina.

Però non dirò addio ai Chromebook... ho deciso che un portatile con Chrome OS mi potrà ritornare utile in alcune occasioni: videoconferenze familiari, fruizione video come secondo schermo, da utilizzare in ferie. In pratica sarà un PC alternativo al principale, ma con una sua dignità.

Nei confronti dialettici con altri appassionati del mondo open source - devo ammettere - che spesso ne esco con una posizione più sfumata e non ideologica (passatemi il termine). Anche io come tutti gli appassionati di informatica ho letto i libri dei fondatori del software libero, ho compreso la filosofia con tutte le implicazioni pratiche e teoriche che molti utilizzatori di Linux prendono molto a cuore. Parlo di argomenti in merito all'ecologia, nel senso di utilizzare dispositivi per molti più anni rispetto Windows e MacOS; o anche della condivisione gratuita all'interno di gruppi del codice sorgente di software e kernel, in modo che poi le comunità di informatici possano contribuire attivamente. Sono tutti aspetti molto belli e mi mi verrebbe da dire: positivi e edificanti. Ma devo confessare una cosa, io non ho abbandonato Windows per tali motivi. Ho abbandonato l'OS di Microsoft perché lo reputo uno strazio e non vale assolutamente il costo della licenza. Per mia grande sfortuna, continuo ad utilizzare Windows sul posto di lavoro ed è una lotta continua!

Le ragione principale che mi ha riportato ora nuovamente a Linux è la consapevolezza che qui ci saranno continue innovazioni e potrò avere la possibilità di personalizzare l'esperienza utente in tutti i dettagli, scusate se è poco. Dicevo che d'altra parte il tempo che ho passato con Chrome OS mi è stato utile... ecco perché ci saranno due aspetti che porterò anche nella mia nuova Distro su Linux.

L'approccio al cloud che ho utilizzato in questi anni sui Chromebook l'ho sempre trovato innovativo e molto pratico. Fondamentalmente il dispositivo fisico di utilizzo ha importanza fino ad un certo punto, se per ipotesi in questo momento il portatile passasse a miglior vita (digitale) non accuserei nessuna difficoltà. Perdita di dati salvati sull'hard disk e problematiche connesse sono una preoccupazione in meno... dato che è tutto salvato anche in cloud, criptato e con accesso protetto. E' una grande comodità avere accesso a tutto il vostro hard disk in cloud: dal PC, smartphone, tablet, ecc...









Altra funzione che porterò su Linux è l'utilizzo delle web app. Secondo diversi sviluppatori le web app saranno la nuova frontiera dei software nei vari Sistemi Operativi (tutti nessuno escluso). Vi basta eseguire un breve test, nei vostri dispositivi mobili: se ci guardate vi renderete conto che già ora utilizzate delle App che in realtà non lo sono... sono in effetti dei collegamenti (un po' più avanzati) al browser Google. Questo approccio partì da Google, perché risultava fondamentale ideare soluzioni adatte in contemporanea sia su Android che su Chrome OS. Le web app non necessitano di grandi performance hardware e sono tecnicamente trasversali ad ogni dispositivo che possiede un browser. Quindi anche se utilizzerò in prevalenza (su Linux) i software in formato flatpak, continuerò a seguire anche gli sviluppi delle web app.

In conclusione - dopo un lungo periodo di disintossicazione da Windows, almeno a casa - ho ben chiaro in mente come dovrà essere il mio Sistema Operativo. Linux mi permetterà di portare l'esperienza utente ad un gradino superiore, ogni dettaglio potrò personalizzarlo a mio piacimento, portando con me ciò che mi piaceva da Chrome OS. E badate bene, non è in nessun modo una soluzione ripiego, è passata l'epoca digitale di "Linux è per i PC lenti e obsoleti!". Anzi devo dirvi che Linux attualmente cerca di ritagliarsi un posto in prima fila tra Windows e MacOS. Ne riparleremo, promesso.










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