15.8.24

Addio Chromebook, ma anche no (prima parte)

 





Sono 14 anni che ho abbandonato totalmente Windows nei PC di casa. Migrai quindi su altri Sistemi Operativi (OS) basati su kernel Linux. Per qualche tempo (circa tre anni) mi trovai discretamente bene, purtroppo per me non riuscivo a risolvere singole problematiche: installazioni di driver da aggiornare o ancora peggio conflitti tra librerie di software. Il periodo in questione era 2012-2015 e effettivamente le documentazioni disponibili e anche il numero di appassionati di questi nuovi OS non erano così numerosi come oggigiorno.

Abbandonai Linux con un arrivederci, perché non fu una brutta esperienza, mi rendevo conto che era troppo presto (o io non ero abbastanza bravo per sfruttarlo al meglio). Fu così che mi avvicinai a Chrome OS. E' cosa nota che molti dei progetti Google anche se risultanti closed source a loro volta si basano su progetti open source. Google è finanziatore da anni del Linux Foundation che tra le altre cose sviluppa il kernel Linux. I più maliziosi diranno che è un interesse prettamente commerciale (quello di Google), può essere, ciò non toglie che anche il progetto come il sistema operativo Chrome OS ha dato in una certa misura un impatto positivo a tutto il mondo Linux.

Ho utilizzato i Chromebook come portatili predefiniti dal 2015, e come esperienza utente non posso che continuare a pensare tutto il bene possibile. Per chi cerca un portatile di qualità costruttiva e di assoluta longevità i Chromebook sono una soluzione valida. Certamente, ci sono delle limitazioni (date dalla bassa potenza di elaborazione) paragonati a Windows, MacOS o Linux... ma per tanti utenti non serve altro, fidatevi.










Nel periodo che ho utilizzato Chrome OS (fino ad oggi) ho comunque seguito con molta attenzione lo sviluppo dei sistemi operativi Linux, perché la mia convinzione era che la maggioranza delle innovazioni sarebbero arrivate da lì, e infatti così è stato. Poi ad un certo punto anche Google ha deciso di inserire all'interno dei Chromebook una macchina virtuale per far girare Linux. E' Debian 12 Bookworm da Terminale, senza interfaccia grafica. Così ho avuto la possibilità di utilizzare tanti software Linux direttamente su Chromebook... in che formato? In flatpak l'unico e inimitabile.

E' da circa un paio di anni che flatpak riscuote sempre più successo, è stato merito anche dell'ottimo lavoro del team di Flathub il portale online dove trovare le App disponibili. A mio modo di vedere, questa era una delle cose che mancavano a Linux! I software flatpak sono elaborati all'interno di sandbox virtuali, nel pacchetto di installazione il programma contiene anche tutte le librerie che servono al funzionamento (in gergo flatpak le librerie si chiamano runtime). Così, addio ai conflitti fra librerie condivise, come poteva accadere con i pacchetti software .deb.

Sono sempre più numerosi gli utenti Linux che hanno deciso di utilizzare esclusivamente (o quasi) software flatpak nei loro sistemi. Unico rovescio della medaglia: servono PC con buone prestazioni perché i flatpak sono più pesanti rispetto ad altre soluzioni. Comunque lo trovo un problema non problema, basta acquistare un PC di fascia media è tutto sarà perfetto.

Per abbandonare i Chromebook però c'era ancora una cosa che mi mancava. Secondo me Linux doveva diventare un po' più popolare, popolare fino al punto che qualche grande produttore potesse dedicare una linea di dispositivi ideati e ottimizzati per Linux. In realtà in USA è una decina di anni che ciò avviene senza grandi problemi... ma in Italia le cose non erano così progredite. Finalmente in questo 2024 ho avvistato dei Lenovo ThinkPad con Linux preinstallato (tastiera italiana). Ecco, non avevo più scuse, dovevo ritornare al Pinguino!



"Nella prossima puntata vi racconterò cosa mi porterò dietro (su Linux) dall'esperienza con Chrome OS"




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