COLLOQUI CON GLI ALBERI (Giosuè Carducci)
Te che solinghe balze e mesti piani
Ombri, o quercia pensosa, io piú non amo,
Poi che cedesti al capo de gl’insani
Eversor di cittadi il mite ramo.
Né te, lauro infecondo, ammiro o bramo,
Che mènti e insulti, o che i tuoi verdi e strani
Orgogli accampi in mezzo al verno gramo
O in fronte a calvi imperador romani.
Amo te, vite, che tra bruni sassi
Pampinea ridi, ed a me pia maturi
Il sapïente de la vita oblio.
Ma piú onoro l’abete: ei fra quattr’assi,
Nitida bara, chiuda al fin li oscuri
Del mio pensier tumulti e il van desio.
- 13 Febbraio 1873 -
P.S.
Questa poesia è tratta da RIME NUOVE
edizione Liber Liber.
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