Adesso, che tutto è finito
forse puoi dirmelo.
Adesso, che l’odio
non ha più alcun senso.
Non credi che dovresti spiegarmi
se veramente mi hai scelto
tra tanti,
e allora voglio sapere perché
o se questa è la prassi
il protocollo?
Era così semplice
seguire lo schema di sempre,
se esiste uno schema.
Quello che tu e i tuoi padroni
- così si dice -
chiamate protocollo:
un tocco lieve sulla spalla,
un sussurro
“la strada finisce qui”.
Che avrei potuto dire?
Me, come gli altri…
Invece, devi avermi visto
quando sono uscito di casa
se mi hai scelto
“mi hai scelto?”.
Deve essere stato allora,
ricordo
che ascoltavo la voce di mia moglie
che cantava.
Mia moglie canta sempre quando lavora,
e guardavo il tramonto.
Che male c’è, a guardare il tramonto?
Guardavo
scomparire lentamente gli alberi:
la luce e il buio
che si rincorrevano…
certo, non volevo rientrare
non subito almeno.
Era così calda la voce di mia moglie
così familiare il tramonto…
ed ero così contento di essere vivo.
Poi, quando lei ha smesso
ho pensato - strano - ho pensato:
“Lei non fa mai così,
lei smette solo quando mi sente rientrare…”.
E’ stato allora che ho capito,
e quando mi sono girato
ero già livido di rabbia,
perché sapevo.
Non c’era nessuna casa dietro di me
nessuna donna che cantava
nessun tramonto;
solo buio.
E poi c’eri tu
che mi guardavi senza compassione,
se solo sapessi quanto ti ho odiato…
Adesso
che tutto è finito.
Oggi
che non c’è più ragione per l’odio.
Oggi, forse me lo dirai
- perché non mi piace venire con te -
senza avere almeno una certezza:
è forse questo il protocollo?
- Carlo Flamigni -